Assemblea della Fondazione An
IL TRISTE EPILOGO DI UNA BELLA IDEA SVENDUTA AGLI INTERESSI DI PARTE
di Michele Carbogno
Ero presente alla nascita di An, ero presente quando hanno deciso di farla morire trasformandola in qualcosa di innaturale… ho pertanto ritenuto opportuno venire qui anche oggi a sentire, dopo anni di silenzio, se c’era qualche argomento di interesse in questa assemblea della Fondazione nata dalle ceneri del partito e per capire che futuro qualcuno immaginasse di dare ai nostri valori più veri e non solo a un simbolo elettorale.
Al di là del piacere di aver ritrovato qualche amico che non incontravo da tempo, ho visto sempre le stesse facce degli ultimi venti/trent’anni anni (ma con venti/trent’anni di più sulla schiena!) con gli stessi discorsi e gli stessi motivi di litigio.
Ho visto la sala dell’assemblea vuota (vedi foto sopra e a fianco), le stanze dove si riunivano le note parrocchiette invece strapiene. Niente di nuovo sotto il sole insomma, tranne forse la fantasia dei nomi delle mozioni. Quella dei “quarantenni”, ad esempio, era esilarante: per descriverla non vi riassumerò i contenuti, ma mi limiterò a pubblicare uno scorcio della saletta dove si è svolta la riunione (foto sotto a destra). La domanda nasce spontanea: vedendo i soggetti presenti e la loro “giovane” età forse era più giusto parlare di mozione di chi aveva oltre quarant’anni di iscrizione al partito.
Fuori dalla sede assembleare alcuni giovani che, con la lieta furia dei vent’anni, lanciano monetine e intonano cori di contestazione, che qui è opportuno non riportare, contro gli ex colonnelli. Vicino a loro, un plotoncino di agenti in tenuta antisommossa che, con scarso entusiasmo, frena il loro manifestare (foto sotto).
Me ne vado prima del voto con la convinzione che quella che per molto tempo era stata anche la mia casa politica oggi non mi rappresenta più in nulla.
Leggerò nelle cronache i risultati del voto, ma credo che qualsiasi cosa nasca da questa assemblea avrà breve durata. Troppi i vecchi rancori mai sopiti, troppe le divisioni e, soprattutto, troppo forte la voglia di spartire il bottino della Fondazione più che la voglia di dar vita a un nuovo progetto politico.